I mille volti della religione

Due articoli del Corriere mi hanno interessato in questi giorni:

il primo, di ieri, 19 novembre, trattava della volontà di tornare cattolico mostrata dal padre della giovane italiana andatasene in Siria a combattere (?) con l’isis.

L’uomo, evidentemente un po’ confuso, dichiara di essere sempre rimasto cristiano “in coscienza” e di essere stato manipolato dalla figlia. Ora vorrebbe tornare cristiano ed ha ricominciato a mangiare maiale ed a bere, ogni tanto, un bicchiere di vino.

L’uomo voleva anche funerali cristiani per la moglie, anch’essa convertita all’islam.

Spero che sia una errata sintesi giornalistica quella che ci racconta la volontà dell’uomo di tornare come era prima.

Tornare come era prima? e come era prima? e non è successo nulla tra quel prima ed oggi?

Riconoscere un errore non è mai tornare come prima.

Dal tono dell’articolo, comunque, sembra che vi siano delle religioni tra cui scegliere.

Niente di più errato: il cristianesimo non è una religione nonostante i preti ed i discorsi clericalreligiosi che hanno asfissiato le chiese negli ultimi decenni (per non tornare troppo indietro nel tempo).

La religione, essendo un deficit di pensiero, genera un discorso che cerca sistematicità e totalità: il discorso religioso è autoreferenziale e insofferente della critica.

Un esempio storico lo si trova nelle vicende che hanno preceduto lo scoppio della Grande Guerra: il nazionalismo si è costituito come religione (sfruttando la debilità di molti intellettuali cristiani) ed ha dato un contributo importantissimo all’immane carneficina.

Il secondo articolo tratta, invece, un tema assai più frivolo: una pubblicità dei cornetti Melegatti viene accusata di omofobia.

Questo il testo incriminato:  «Ama il prossimo tuo come te stesso…basta che sia figo e dell’altro sesso».

Frase decisamente stupida come spesso sono le pubblicità, sicuramente poco accorta per un’azienda che vivendo di vendita di prodotti di grande consumo non ha interesse a creare delle ostilità per nulla.

Quello che mi disturba sono le accuse di omofobia: sembra che qualunque deviazione dalla norma del politically correct oggi sempre più imperante sia da punire come un orrendo crimine.

Tra qualche tempo sarà molto più pericoloso lasciarsi scappare una battuta sul mondo gay che su Maometto.

Non sopporto le discriminazioni omofobiche (avrei da raccontare curiosi episodi che mi hanno visto protagonista come vittima di comportamenti ai limiti dello stalking, vissuti anni fa in Romagna) ma trovo detestabile e totalitario pretendere che tutti la pensino nello stesso modo in materia di orientamento sessuale.

Sta prendendo piede, in Italia, la nuova religione del politicamente corretto.

Anche in questo caso, trattandosi di religione, c’è rinuncia al pensiero.

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